mercoledì 14 dicembre 2022

Il filosofo e la casalinga di Voghera


 

Se non la smetti, ti faccio mettere l’Amministratore di sostegno! Vedrete che prima o poi la sentiremo al bar dello sport a mo’ di battuta. Siamo il paese del Vario & Pittoresco: pizza, spaghetti, birra, mandolini, convergenze parallele e amministratori di sostegno. Una fantasia unica.

Un vecchio professore torinese, dichiaratamente gay, di anni 86, personalità di spicco della cultura filosofica italiana nei decenni ’70-’80, studioso di levatura mondiale, deputato al Parlamento europeo e personaggio tv stranoto, negli ultimi anni si è trovato costretto a deliziarsi con le rogne di una delle maggiori genialate legislative partorite in Italia: la oramai leggendaria legge 6/2004 (2° governo Berlusconi); nata con ottime intenzioni nel bel mezzo di un sogno di una notte di mezza estate.

Su premurosa iniziativa di ex amici (a lungo beneficati) che lo descrivono come circonvenuto dall’attuale amico-assistente (nuovo beneficato), Gianni Vattimo nel 2018 viene messo sotto Amministrazione di sostegno. La cosa sbalordisce l’ambiente universitario e rimbomba sui media. Il Professore - che nonostante una lunga dimestichezza con la categoria della Possibilità, mai avrebbe pensato di potersi trovare dentro una tale storia - reagisce con stizza e avvia una battaglia legale per liberarsi dal diabolico intrigo. Nel novembre 2021 ci riesce: la Corte d’Appello civile di Torino gli dà ragione: è capace di badare a se stesso; non c’è bisogno di nessuna AdS. Ma la Procura impugna e la parola passa, quindi, alla Cassazione, che nel giugno 2022 conferma: il professore è perfettamente capace di intendere e di volere, può amministrare da solo il suo patrimonio; non abbisogna di alcuna tutela e direzione. Sa cosa fare della sua vita; è lucido e orientato.

Storia finita? Non saremmo in Italia. Bisogna sapere che mentre a Vattimo veniva assegnato, nel 2018, l’Ads, al suo assistente-amico, Simone Caminada, un brasiliano di anni 38, veniva recapitato avviso di garanzia per circonvenzione di incapace. La situazione è grave ma non è seria, soleva dire il sommo “Italianista” Flaiano.

Dunque, ricapitolando: abbiamo un anziano; da alcuni Magistrati ritenuto perfettamente lucido, e da altri circonvenibile da malintenzionato: l’anziano è un fenomeno della natura: è un capace incapace. Come dire: “questo masso è puro granito; ma potete plasmarlo come creta”. Strepitoso.

Nell’ultima udienza (dicembre 2022) del processo a Caminada, i due Procuratori sostengono che Vattimo è totalmente soggiogato dalla sua volontà, che lo tiene in pugno e ne fa quello che vuole; male hanno fatto, dunque, Corte di Appello e Cassazione a revocare l’Amministratore di sostegno; di cui l’anziano avrebbe più che mai bisogno. Mentre per Caminada, non guasterebbe una appropriata razione di galera: facciamo 4 anni.

In una precedente udienza, parlando in favore del giovane amico-assistente, Vattimo spiega, “Ho fatto una bella vita, avevo delle possibilità e sono stato molto prodigo con le persone che mi erano vicine”. Come dire: “Sono sempre stato così, pure da giovane; perché non la piantate di tormentare la gente?”. 

E, in effetti, a parte questo, detto sinceramente, che farebbe uno qualunque tra noi, senza figli e parenti, a 86 anni, malato, non più autosufficiente? Prometterebbe qualcosa a qualcuno in cambio di aiuto continuato. Umano, no? Cosa successa un fracco e una sporta di volte. Ma la Procura (superUmana) non si lascia ingannare, e tira dritto: quattro anni di carcere; quattro.

 


Dall’intellettuale di fama mondiale alla casalinga di Milano (che non dista poi tanto da Voghera). Simona, sessantenne, di famiglia agiata, sette gatti e un cane, single per libera scelta, diversi lavori nel suo passato, con casa di proprietà ereditata dalla madre (di cui si è presa cura sino alla fine), un rispettabile patrimonio finanziario e neppure l’ombra di una patologia psichiatrica.

Un’esistenza assolutamente ordinaria. Se non fosse per una soavissima sorella, con la quale, da decenni, non ha più rapporti; e che d’improvviso si scopre preoccupata per il suo bene.

Un bel giorno Simona riceve una strana lettera su busta severamente intestata: Corte d’Appello di Milano. La apre e ci resta secca: la congiunta - che vuole salvarla dal male - la cita in Tribunale sostenendo che non è più capace di badare a se stessa e ai suoi interessi: e fornisce circostanziatissime prove. Simona è un’asociale; non si è mai costituita una famiglia; gioca frequentemente al gratta e vinci; fa prestiti di denaro alle amiche; non frequenta nessuno; non lavora; vive con sette gatti e un cane; ergo ha urgente bisogno di Amministrazione di sostegno (e, per la bisogna, si propone lei medesima ). Il Magistrato tutelare, che sembra, in certi casi, avere assunto una sorta di funzione di controllo etico della conformità sociale, all'udienza va piuttosto per le spicce; poche domande: sul fatto di essere o no d'accordo; e poi la richiesta di dire in che giorno, mese ed anno ci si trova. 

Due mesi dopo arriva la nomina dell'AdS; provvisorio dapprima; poi definitivo. Senza che alcuna perizia psichiatrica sia stata acquisita, il Tribunale prende una decisione che menoma gravemente la personalità giuridica di una cittadina di questo paese; così, con uno schiocco di dita. L’ avvocatessa-amministrante piove in casa di Simona e gli ritira carta di credito, libretto degli assegni e scrupolosamente censisce denaro contante e gioielli. Per due anni di attività la medesima riceverà euro 42000 tondi. Un’opera immane: ha pagato bollette, stipendio della colf e condominio. Per cercare di uscire da questa sinistra trappola, ora Simona si è rivolta ad un legale, che così commenta, “Se Simona può essere sottoposta ad Amministrazione di sostegno, questo significa che non c’è italiano che può ritenersi al riparo da questa eventualità”.

Le iene hanno dedicato alla stupefacente vicenda una puntata (la trovate on line); e, alla fine del reportage, hanno tentato un contatto telefonico con la famosa (e tanto pensosa) sorella; che prima di riattaccare testualmente esclama, “No, ditemi che è uno scherzo!”. Già, uno scherzo. Da prete.

La legge 6/04 sta diventando una barzelletta di risonanza mondiale: basta un parente risentito (e magari anche una puntina interessato), un magistrato che si pensa buon padre di famiglia nonché custode del buon senso, un avvocato bisognoso di fare reddito senza lungaggini d’aula, e il gioco è fatto. Eh, gli italiani; il Cavaliere fece scuola: veramente unici nel creare posti di lavoro.

 

 gigi monello

sabato 12 novembre 2022

modesti accenni di vuoto probatorio


 

Il più importante testimone da ascoltare nella seconda udienza (10.11.22) del mio processo, l'Avv. Debora Amarugi, è risultato assente per motivi di salute.
Questo ha impedito ai miei legali di chiedere chiarimenti circa una delle più vistose illogicità di questa vicenda giudiziaria, e cioè la differenza tra ciò che l'Avv. Amarugi diceva e ciò che faceva.

Infatti, mentre nella sua querela/esposto del 24.3.20, mi descrive come un pericolo per l'incolumità fisica e financo per la vita della assistita, nei fatti mantiene in vigore (nei 4 mesi che vanno dalla querela al mio allontanamento del 21.7.20) una organizzazione dei turni di lavoro delle badanti, che fa sì che mia madre resti sola con me per un'ora e mezza, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, tra le 5.30 e le 7.
Lasso di tempo durante il quale, tutte le varie e pericolose condotte di cui sono incolpato, avrebbero avuto pieno modo di realizzarsi.

La mattina del 10, è stato invece possibile acquisire la testimonianza della Sig.ra Franca Marcialis, inquilina del piano superiore, la quale aveva, a suo tempo, riferito alla PG, di mie manifestazioni di aggressività verbale nei confronti di mia madre. Richiesta di precisare se tali comportamenti verbali potessero anche riferirsi a soggetto diverso da mia madre, il testimone ha affermato di non poterlo escludere. L'Avv. Amarugi è stata riconvocata, insieme ad altri due testimoni, per l' udienza in programma il 4.5.23.

gigi monello

sabato 29 ottobre 2022

NEL REGNO DEL VAGO E DELL' INDEFINITO



Il prossimo 10 novembre, alle h 11, si svolgerà nel Tribunale di Cagliari, la seconda udienza del processo che mi vede imputato come autore di maltrattamenti nei confronti di mia madre (deceduta nell’agosto del 2021). In questa occasione sarà sentita Debora Amarugi, l'Avvocato che per circa due anni ha svolto opera di Amministratrice di sostegno, e che, con la sua denuncia contro di me, ha determinato il mio allontanamento dalla casa familiare. Nella stessa giornata verrà sentita anche Franca Marcialis, inquilina occupante l’appartamento soprastante il nostro. 
La presenza di chiunque volesse assistere, è per me gradita.
 

Mi chiamo Gigi Monello e sono un ex-insegnante di filosofia. Dopo 40 anni passati nella Scuola Pubblica, faccio ora, a tempo pieno, ciò che in passato facevo nel tempo libero, cioè lo scrittore e l’editore. Nel WEB notizie su di me.

Voglio ricordare che - come riferito dalla Stampa -, durante la prima udienza nessuno dei due testimoni ascoltati (mia sorella Maria Laura e mio fratello Sebastiano) ha saputo descrivere un solo mio comportamento che possa anche solo alla lontana venire inquadrato nella categoria giuridica dei maltrattamenti. Anzi: interrogato dal PM, mio fratello ha testualmente - e candidamente - affermato:

L’unica cosa che gli rimprovero è avere allontanato MIP, che si occupava amorevolmente di nostra madre.

Va spiegato che MIP è la badante da me licenziata nell’aprile del 2019 e il cui ritorno era caparbiamente voluto da mia sorella Maria Laura; ritorno poi di fatto avvenuto, per decisione dell'Avv. Amarugi, poche settimane dopo il mio allontanamento.

Per farsi un’idea del tratto amorevole con cui MIP si rapportava all’assistita, riferisco la preghiera angosciata che mia madre, una notte, a bassa voce rivolgeva a me, unico figlio convivente:

Gigi, non mi abbandonare nelle mani di questa stregona.


Devo ancora ricordare che nel febbraio del 2021, il Magistrato autore del provvedimento cautelare a mio carico (emesso nel luglio 2020), rispondendo ad una istanza dei miei legali, rigettava la revoca dello stesso, affermando che esisteva a mio carico “un solido quadro probatorio”. In forza di tale decisione, prima della sua morte, ho potuto incontrare mia madre per sole tre ore. E ciò dopo unintera vita passata insieme.

Dato il carattere ai limiti del credibile della mia vicenda giudiziaria e credendo di poterla a ragione considerare un fatto di interesse pubblico (l’istituto della AdS è sempre più diffuso e migliaia sono i casi di deviazioni, prevaricazioni e abusi), ho deciso, con il sostegno dell’Associazione Radicale Diritti alla follia, di dare ad essa la massima notorietà.

Informo che, in concomitanza con l’udienza, nei giardini antistanti Palazzo Giustizia, l’Associazione Diritti alla Follia organizzerà un pubblico presidio. Nei giorni successivi, la medesima Associazione terrà a Cagliari il suo 5° Congresso nazionale, nel cui programma figura una giornata di approfondimento e discussione sul tema delle degenerazioni della Amministrazione di sostegno.







Per meglio documentarsi sul mio caso:
Picciokkumalu.blog.spot
post a partire da settembre 2020
Contatti
gigimonello@tiscali.it

giovedì 26 maggio 2022

LO STRANO CASO DEL PROF GIGI MONELLO

https://www.youtube.com/watch?v=HNK2gI6EUkw&t=11s

Davanti alla Legge c'è un guardiano. Da questo guardiano arriva un uomo di campagna e chiede che lo si lasci entrare nella Legge. Ma il guardiano dice che al momento non può concedergli di entrare. L'uomo riflette e poi chiede se allora potrà entrare più tardi. "Può darsi - dice il guardiano - ma adesso no". Poiché la porta della Legge è, come sempre, aperta e il guardiano si fa da parte, l'uomo si china per guardare attraverso la porta nell'interno. Quando il guardiano se ne accorge, ride e dice: "Se ti attira tanto, prova dunque a entrare, nonostante il mio divieto. Ma bada: io sono potente. E non sono che l'ultimo dei guardiani. Di sala in sala, però, ci sono altri guardiani, uno più potente dell'altro. Già del terzo non riesco più nemmeno io a reggere la vista". L'uomo di campagna non si aspettava tali difficoltà, la Legge deve essere accessibile a chiunque e in ogni momento, pensa, ma poi osserva meglio il guardiano nella sua pelliccia, con il gran naso a punta, la barba tartara nera, lunga e sottile, e decide che è meglio aspettare finché gli venga dato il permesso di entrare. Il guardiano gli dà uno sgabello e lo fa sedere a lato della porta. Lì rimane seduto giorni e anni. Fa molti tentativi perché lo si lasci entrare e stanca il guardiano con le sue preghiere. Il guardiano lo sottopone spesso a piccoli interrogatori, gli chiede del suo paese e di molte altre cose, ma sono domande indifferenti, come le fanno i gran signori, e conclude sempre dicendo che non può ancora farlo entrare. L'uomo, che si è provvisto di molte cose per il viaggio, le usa tutte, anche quelle di valore, per corrompere il guardiano. Questi accetta tutto, dicendogli però: "Accetto solo perché tu non pensi di aver tralasciato qualcosa". Durante tutti quegli anni, l'uomo osserva quasi ininterrottamente il guardiano. Dimentica gli altri guardiani, e questo primo gli sembra l'unico ostacolo per accedere alla Legge. Maledice il suo caso sfortunato, nei primi anni a voce alta, poi, quando invecchia, ormai solo brontolando fra sé. Rimbambisce, e poiché studiando per anni il guardiano ha imparato a riconoscere anche le pulci del suo bavero di pelliccia, prega anche le pulci di aiutarlo a convincere il guardiano. Infine gli s'indebolisce la vista, e non sa se intorno a lui si fa davvero buio o se sono gli occhi a ingannarlo. Ma nel buio distingue un bagliore che erompe senza mai estinguersi dalla porta della Legge. Ormai non gli resta più molto da vivere. Prima della morte, tutte le esperienze di quegli anni si condensano nella sua testa in una domanda, che fino allora non ha mai rivolta al guardiano. Gli fa un cenno, poiché non può più raddrizzare il suo corpo che si sta irrigidendo. Il guardiano deve chinarsi verso di lui, poiché la differenza di statura si è molto spostata a sfavore dell'uomo. "Che cosa vuoi sapere ancora?" chiede il guardiano, "sei insaziabile". "Tutti aspirano alla Legge", dice l'uomo, "come mai, in tutti questi anni nessuno ha chiesto di esservi ammesso oltre me?" Il guardiano capisce che l'uomo è alla fine, e per raggiungere il suo udito che sta venendo meno, gli urla: "Qui nessun altro poteva ottenere di esservi ammesso, perché questa entrata era destinata solo a te. Adesso vado a chiuderla". 
(da, F. Kafka, Il Processo)



martedì 15 febbraio 2022

macchina mangia vite


Di Erica Jorger, io non so (e mi dispiace) neppure se, oggi, sia ancora viva: nel Web, le ultime notizie che la riguardano, risalgono alla fine del 2018. Quel che è certo, è che si tratta di una delle tante vittime in cui si imbatte chi cerchi di documentarsi sull'Amministrazione di Sostegno in Italia.

Quando Erica Jorger, altoatesina di Merano, classe 1939, famiglia agiata, si affaccia alla vita, l'Italia è un paese che il Boom economico ha trasformato in uno straordinario cantiere di possibilità per tutti: la voglia di fare, riuscire, realizzarsi è una febbre che attraversa l'aria. Lei, come tutti i suoi coetanei, ha l'energia, la freschezza e l'entusiasmo dei vent'anni. In più vanta un fisico da mannequin, un viso perfetto e degli strepitosi occhi verdi.
Nel 1960 partecipa a Miss Italia e qualcuno la nota: le danno una parte nel film “Vacanze in Argentina” dove appare accanto a Walter Chiari, Carlo Giuffrè e Domenico Modugno. Comincia la scalata: copertine di rotocalchi (per l'epoca
immagini osé), serate, moda, servizi fotografici. Sembra avviata a sicura carriera nello spettacolo, quando - copione non raro a quei tempi - ecco l'incontro fatale: una sera conosce Jack Razagnia, ricco uomo d'affari persiano con forti entrature politiche nel regime di Reza Pahlevi. L'uomo resta stregato: non è solo bellezza; c'è un tocco di classe speciale in quella ragazza. Lei accetta il corteggiamento: si sposano. Comincia un'esistenza dorata tra Stati Uniti, Panama, Londra, Ginevra, Milano; viaggi, mondanità, incontri, buon vivere; ci sono foto in cui appare insieme a Ronald Reagan e Frank Sinatra; il cantante americano sarà persino suo testimone di nozze. Una vita felice; ma con finale a sorpresa.

Privi di figli e prossimi alla terza età, il marito compra a Merano, nell'esclusivo quartiere di Maia Alta, uno splendido appartamento di 300 mq con vista sulle Dolomiti e ne fa il loro buen retiro. Nel 2005 Razagnia muore e il disturbo bipolare dell'umore di cui Erica da molti anni soffre, si aggrava.
Qualcuno (chi, non è dato sapere) segnala la cosa al Giudice Tutelare di Merano, che – solerte – decide di assegnarle un Amministratore di Sostegno. Nel frattempo Erica ha conosciuto un Barone tedesco, Michéle Beherens con il quale avvia una relazione sentimentale che contribuisce a migliorare le sue condizioni di salute. Quando nel 2011 il legame improvvisamente finisce, i problemi psicologici riemergono ed Erica viene ricoverata, per qualche tempo, nel reparto psichiatrico dell'Ospedale di Merano dove è sottoposta ad energico trattamento farmacologico. Col tempo si ristabilisce e torna a casa. L' Amministratore, un avvocato meranese, comunica che, ora, è necessario che la donna venga stabilmente seguita da un'assistente. Fortuna vuole che Erica possa contare sull'aiuto di una affezionatissima amica di gioventù, Anita Zani Rocca, la quale trova la persona giusta, Renè Grosshadl, che, con la sua bambina di 5 anni, va a vivere con lei. La convivenza funziona e tutto sembra tranquillo, quando, nel marzo 2012, improvvisa, la svolta: Renè, per motivi personali chiede all'Ads tre giorni di congedo; per rimediare alla breve assenza, l'Avvocato propone ad Erica un temporaneo trasferimento in una struttura per anziani. Al rientro in servizio, però, Renè viene licenziata in tronco, Erica mantenuta in Casa di riposo e il pregiato appartamento di Merano, carico di arredi e dei ricchissimi ricordi di una vita, messo in vendita. Comincia la generosa battaglia legale di Anita per liberare l'amica del cuore: ricorsi, istanze, perizie. Dalla Casa di Riposo, lei - ancora sotto psicofarmaci - scrive lucide e disperate lettere chiedendo di essere liberata e avvia azioni legali per la revoca del suo Amministratore. Ma il Tribunale di Bolzano conferma ed anzi, su richiesta dello Psichiatra, rafforza i poteri dell'Ads; e ciò mentre all'amica, accusata di essere una manipolatrice, viene interdetta la possibilità di incontrarla ancora. Per suo conto la Rocca con fermezza replica, “È malata ma lucida; ho le sue lettere, non vuole stare in Casa di riposo”.

Nel novembre del 2018, Federica Sciarelli dedica un segmento di “Chi l'ha visto” a questa bellissima e sfortunata ragazza degli anni '60 e diversi settimanali commentano il caso. Poi più nulla.

Io spero vivamente che Erica sia ancora viva e - chissà?- forse libera. E che, comunque, se l'amica Anita può farlo, ci dia notizie. Ma un'altra cosa spero - mi voglio allargare –: spero vivamente che le forze politiche che più fortemente sentono la politica come etica, mettano nel programma per le elezioni del 2023 la sostanziale modifica di questa infernale Macchina Mangia Vite che è divenuta l'Amministrazione di sostegno.

gigi monello