martedì 15 febbraio 2022

macchina mangia vite


Di Erica Jorger, io non so (e mi dispiace) neppure se, oggi, sia ancora viva: nel Web, le ultime notizie che la riguardano, risalgono alla fine del 2018. Quel che è certo, è che si tratta di una delle tante vittime in cui si imbatte chi cerchi di documentarsi sull'Amministrazione di Sostegno in Italia.

Quando Erica Jorger, altoatesina di Merano, classe 1939, famiglia agiata, si affaccia alla vita, l'Italia è un paese che il Boom economico ha trasformato in uno straordinario cantiere di possibilità per tutti: la voglia di fare, riuscire, realizzarsi è una febbre che attraversa l'aria. Lei, come tutti i suoi coetanei, ha l'energia, la freschezza e l'entusiasmo dei vent'anni. In più vanta un fisico da mannequin, un viso perfetto e degli strepitosi occhi verdi.
Nel 1960 partecipa a Miss Italia e qualcuno la nota: le danno una parte nel film “Vacanze in Argentina” dove appare accanto a Walter Chiari, Carlo Giuffrè e Domenico Modugno. Comincia la scalata: copertine di rotocalchi (per l'epoca
immagini osé), serate, moda, servizi fotografici. Sembra avviata a sicura carriera nello spettacolo, quando - copione non raro a quei tempi - ecco l'incontro fatale: una sera conosce Jack Razagnia, ricco uomo d'affari persiano con forti entrature politiche nel regime di Reza Pahlevi. L'uomo resta stregato: non è solo bellezza; c'è un tocco di classe speciale in quella ragazza. Lei accetta il corteggiamento: si sposano. Comincia un'esistenza dorata tra Stati Uniti, Panama, Londra, Ginevra, Milano; viaggi, mondanità, incontri, buon vivere; ci sono foto in cui appare insieme a Ronald Reagan e Frank Sinatra; il cantante americano sarà persino suo testimone di nozze. Una vita felice; ma con finale a sorpresa.

Privi di figli e prossimi alla terza età, il marito compra a Merano, nell'esclusivo quartiere di Maia Alta, uno splendido appartamento di 300 mq con vista sulle Dolomiti e ne fa il loro buen retiro. Nel 2005 Razagnia muore e il disturbo bipolare dell'umore di cui Erica da molti anni soffre, si aggrava.
Qualcuno (chi, non è dato sapere) segnala la cosa al Giudice Tutelare di Merano, che – solerte – decide di assegnarle un Amministratore di Sostegno. Nel frattempo Erica ha conosciuto un Barone tedesco, Michéle Beherens con il quale avvia una relazione sentimentale che contribuisce a migliorare le sue condizioni di salute. Quando nel 2011 il legame improvvisamente finisce, i problemi psicologici riemergono ed Erica viene ricoverata, per qualche tempo, nel reparto psichiatrico dell'Ospedale di Merano dove è sottoposta ad energico trattamento farmacologico. Col tempo si ristabilisce e torna a casa. L' Amministratore, un avvocato meranese, comunica che, ora, è necessario che la donna venga stabilmente seguita da un'assistente. Fortuna vuole che Erica possa contare sull'aiuto di una affezionatissima amica di gioventù, Anita Zani Rocca, la quale trova la persona giusta, Renè Grosshadl, che, con la sua bambina di 5 anni, va a vivere con lei. La convivenza funziona e tutto sembra tranquillo, quando, nel marzo 2012, improvvisa, la svolta: Renè, per motivi personali chiede all'Ads tre giorni di congedo; per rimediare alla breve assenza, l'Avvocato propone ad Erica un temporaneo trasferimento in una struttura per anziani. Al rientro in servizio, però, Renè viene licenziata in tronco, Erica mantenuta in Casa di riposo e il pregiato appartamento di Merano, carico di arredi e dei ricchissimi ricordi di una vita, messo in vendita. Comincia la generosa battaglia legale di Anita per liberare l'amica del cuore: ricorsi, istanze, perizie. Dalla Casa di Riposo, lei - ancora sotto psicofarmaci - scrive lucide e disperate lettere chiedendo di essere liberata e avvia azioni legali per la revoca del suo Amministratore. Ma il Tribunale di Bolzano conferma ed anzi, su richiesta dello Psichiatra, rafforza i poteri dell'Ads; e ciò mentre all'amica, accusata di essere una manipolatrice, viene interdetta la possibilità di incontrarla ancora. Per suo conto la Rocca con fermezza replica, “È malata ma lucida; ho le sue lettere, non vuole stare in Casa di riposo”.

Nel novembre del 2018, Federica Sciarelli dedica un segmento di “Chi l'ha visto” a questa bellissima e sfortunata ragazza degli anni '60 e diversi settimanali commentano il caso. Poi più nulla.

Io spero vivamente che Erica sia ancora viva e - chissà?- forse libera. E che, comunque, se l'amica Anita può farlo, ci dia notizie. Ma un'altra cosa spero - mi voglio allargare –: spero vivamente che le forze politiche che più fortemente sentono la politica come etica, mettano nel programma per le elezioni del 2023 la sostanziale modifica di questa infernale Macchina Mangia Vite che è divenuta l'Amministrazione di sostegno.

gigi monello