domenica 20 settembre 2020

TROPPI PANNI CAMBIATI ALL' ANZIANA MADRE. QUERELATO PER MALTRATTAMENTI. Lo strano caso del professor Gigi Monello











Oggi devo fare una cosa grave, privatissima, strana, necessaria. Devo rendere pubblico un fatto che avevo sinora confinato nella cerchia delle amicizie più strette. Non ho scelta: troppo angoscioso quanto mi capita.

Bene, tenetevi forte alla seggiola e sappiate che state leggendo le righe di un indagato per grave reato. Avete presente quei mariti che massacrano di botte le mogli? O quei figli tossici che sottopongono ad odiose angherie i genitori? Beh, sto in quella compagnia: art. 572 del Codice Penale, “Maltrattamenti in famiglia”; nel caso specifico in danno di mia madre; pena minima prevista: 3 anni di carcere. Sto scherzando? Neanche un po’.

Il 21 di luglio, h 17 circa, sono stato raggiunto da formale Avviso di garanzia con allegato ordine di allontanamento immediato dall’abitazione di famiglia e divieto assoluto di avvicinarmi ai luoghi frequentati dalla persona maltrattata.
Sbalordisco ma eseguo. Ho di fronte due Carabinieri. Ad oggi, dopo un vano tentativo di ottenere la revoca del provvedimento cautelare, sono 60 giorni che non vedo, non sento e non so più nulla di mia madre; con la quale, per la mia condizione di celibe, non ho mai smesso di convivere, benché da tempo disponga di una mia abitazione.

State strabuzzando gli occhi? Vi viene per caso in mente l’attacco del “Processo” di Kafka (“Qualcuno doveva aver diffamato Josef K., perché…”)? Associazione mentale pertinente. E per chi non conoscesse, lettura consigliata. Non si sa mai.
Scopro dunque che c’è una Querela contro di me; promotore ne è l’Avvocato Debora Amarugi, l’Amministratore di sostegno di mia madre, con il fattivo appoggio di mia sorella Maria Laura e mio fratello Sebastiano. Perché un Amministratore per mia madre? Rilassatevi, un po’ di pazienza e provo a spiegarlo: la storia è lunga e dovrò condensare.

17 aprile 2019: caccio via da casa la badante che da tre anni assisteva i miei genitori; sino al maggio 2018 entrambi, poi, deceduto mio padre, solo mia madre. Dopo l’ennesimo episodio di disumana durezza, sbotto e la caccio via. Ho sopportato per anni. La sorella Maria Laura che aveva ingaggiato l’operatrice straniera, disapprova vivamente e condanna: sbaglio imperdonabile, dannoso, fatale; dalla badante rimossa dipenderebbe la stessa sopravvivenza di nostra madre; è insostituibile. Una Santa, un personaggio immerso in un’aura magica. A nulla è valsa l’interminabile serie di informative circa il carattere freddo, duro e addirittura beffardo del soggetto in questione (che spesso, di fronte alle sconclusionatezze di una ultranovantenne in decadimento cognitivo, soffocava risate maligne), i toni secchi e imperiosi, i modi spicci, gli incupimenti minacciosi, l’insofferenza. A nulla è valso riferire che da tempo mamma se ne lamenta chiamandola “bestia”, “diavola”, “strega”, “disgraziata”; che insomma soffre per questa presenza. A nulla raccontare che, da soli, mi prega di “Non abbandonarla nelle mani di questa stregona”. Nulla. Impermeabile ai fatti: lei che vive lontana e viene per brevi visite, sa e capisce meglio di me che mi macino il quotidiano h 24.
Si cerca una nuova badante: dopo varie vicissitudini, qualche prova fallita, contrasti e dissapori vari, la situazione si assesta. Mamma lega bene con la nuova assistente straniera che prende servizio a giugno del 2019: ha una dote di naturale empatia, discrezione, pazienza. Da quasi 5 anni c’è in servizio anche un’altra badante, un’italiana; prima per i soli fine-settimana poi, scemata del tutto l’autosufficienza, anche per le notti; è l’esatto contrario della persona rimossa: tanto acida e dura questa, quanto gentile e dolce quella. Mia madre le è attaccatissima.

Ma la sorella (e si vede) cova un cupo risentimento; il perfetto sistema di assistenza ai genitori da lei messo in piedi, si è rotto; e il responsabile sono io. Non rinuncia a voler ostinatamente ritagliare un ruolo per la vecchia assistente; pretende che possa periodicamente sovraintendere e controllare il lavoro delle altre due (che mostrano di non gradire). Intanto, forte del fatto che ha delega per il conto bancario, con ricorrenti richiami esercita una sgradevole, logorante pressione sulla badante italiana; che dà segni di stanchezza e accenna a possibili dimissioni. La situazione si fa pesante: avviso che se lo stato di conflitto tra di noi, non cesserà, non ci sarà altra strada che il ricorso ad un Amministratore esterno. Niente da fare: l’opera della vecchia badante è ancora assolutamente necessaria; irrinunciabile.
Si va alla Amministrazione esterna e nell’ottobre 2019 viene nominato l’Avvocato Debora Amarugi. Sin dal primo colloquio mi fa capire che aria tira e tirerà (“Tenga presente che io potrei chiederle un affitto …”). La guardo con insospettita meraviglia. In poco tempo mi rendo conto che ha stabilito un rapporto preferenziale con mia sorella e mio fratello. A fine dicembre viene assunta una terza badante: è il solo modo – scrive l’Amministratore – per garantire un’assistenza h 24 ad un soggetto che necessita di accudimento notturno. I costi cominciano a lievitare; è necessario un congruo contributo dei tre figli. Io vengo invitato a non intromettermi nell’assistenza: interferirei, in particolare, nel lavoro della badante notturna (che non è più l’italiana, ma la neo-assunta); sono troppi i panni che vengono cambiati. Per un po’ si tira avanti così. Ogni tanto mia madre ha episodi di insonnia agitata: naturalmente non posso starmene beatamente a dormire. Per l’amministratore, “Interferisco”.

A fine febbraio improvvisa virata: d’incanto, è adesso possibile tornare alla badante unica convivente, con sostituta nei fine-settimana. Ciò che appena pochi mesi prima era impossibile, ora non lo è più. Magicamente. Mamma è sotto Lasix, farmaco salvavita, un potente diuretico che fa sì che si bagni spesso; la notte è una fase critica, si sveglia per il fastidio e si lamenta insistentemente e penosamente. Non di rado ci sono anche escrezioni solide. Come potrà una sola badante fare un lavoro che copra le intere 24 h? Ma l’Amministratore non tollera discussioni; comanda lei; si torna alla badante unica. Ma c’è un unico problema: il sottoscritto.

Arriva l’invito scritto a lasciare volontariamente l’abitazione in quanto sarei un ostacolo logistico (in un appartamento di 200 mq con due bagni) al varo del nuovo programma di assistenza. Tra le righe – ma neanche tanto – si lascia intendere che la convivente capace dell’impossibile, sarà proprio la vecchia badante da me allontanata e saldamente restata in cima ai pensieri di mia sorella. La donna dei miracoli. Naturalmente non cedo all’ingiunzione e alla enormità che contiene e cerco adeguata assistenza legale: dopo molta incertezza e vari infruttuosi tentativi, trovo l’avvocato Repetto. All' Amministratore non resta che la strada della querela. Nel frattempo è stata già liquidata la badante italiana da quasi 5 anni in casa nostra. Da un giorno all’altro un riferimento affettivo così importante si volatilizza, così, in un batter di mani. Adesso è la volta del figlio convivente. Dovrà apparire reo di maltrattamenti.

Scorro la documentazione “a mio carico”: è un quadro pieno di opacità, incoerenze, deformazioni, omissioni; e non vi manca la più pura invenzione (nientedimeno interferirei nella somministrazione dei farmaci!). I maltrattamenti? Capisco la curiosità. È il lato più inquietante. Ci si imbatte in cose strepitose come questa: la notte, disturberei il sonno di mia madre intervenendo per imporre il cambio del panno e sarei dunque la causa della sua insonnia e agitazione, e del conseguente peggioramento delle sue condizioni generali di salute. Giri pagina e scopri che il soggetto il cui sonno viene “disturbato”, si sta “lamentando”. Fantastico! Come sia possibile disturbare il sonno di uno che si sta lamentando è questione che giriamo ai neurologi. L’uomo comune ha già risolto: se uno dorme non si lamenta; e se si lamenta … Andando all’astrazione filosofica, si potrebbe concludere che è impossibile disturbare una cosa che non c’è.
In verità, in quei momenti mamma era sveglia e da tempo si lamentava: quando - come avveniva nella maggior parte dei casi - dalla mia stanza sentivo i consueti rumori che accompagnavano l’operazione di cambio, me ne stavo cheto e buono; quando i lamenti proseguivano, rispettosamente intervenivo chiedendo il cambio. “Lei interferisce”, “Lei irrompe”.

Da 60 giorni non vedo mia madre. Sradicato improvvisamente dalla sua vita. Proprio io, il figlio convivente, quello con cui massimo era il contatto verbale e l’affettuosità corporea. Lacerante. Nel frattempo la idolatrata sailor moon delle badanti ha ripreso servizio.

Colpisce, a volte, la siderale distanza tra i meccanismi della giustizia e la comune, normale percezione del bene e del male; la totale dissonanza tra forme e procedure e l’immediatezza con cui il buon senso sa, a volte, capire dove sta il vero e dove il falso.

Sono in attesa che si concludano le indagini preliminari. A questo punto, visti i tempi della giustizia e l’età di mia madre (98 anni), non è impossibile che non la veda più viva. Spero che non accada, ma non posso escludere che questa sia la fine della storia. Quanto alla normativa sull’Amministrazione di sostegno, sarà pure il caso che qualcuno le dia una ritoccata.

                                                                                                                            Gigi Monello