mercoledì 21 ottobre 2020

Cronaca di uno scempio e Lettera al volenteroso cronista

 


  Sì, perché di scempio ormai trattasi. Scempio dei sentimenti più intimi e profondi. 
  Una memoria difensiva presentata dai miei legali il 25 settembre, sollecitante prosecuzione di indagini e audizione di testi a discarico, ha sortito come effetto sovrumani silenzi e profondissima quiete. Nel frattempo, non vedo mia madre (e lei me) da 94 gg; e ciò a seguito di racconti rimasti privi di nuove, più stringenti verifiche logiche e fattuali. Olimpico distacco degli Uffici. Avranno cose più urgenti. Si sa, gli arretrati sono favolosi. 
  Lei, intanto, Tina, si porta avanti i suoi 98 anni, le sue malattie, i suoi fastidi, i suoi panni bagnati: appesa ad un filo. 
  C’erano dei rituali affettivi che andavano avanti da anni. Cose del quotidiano. Svaniti di colpo. Che avrà pensato di questo figlio di colpo scomparso? Un tradimento? Si è stancato? 
  Finirà, la sua “storia”, in presenza della sola badante? Una bella faccenda.



Gentile Cronista,

cercando di tenere separati fatti da opinioni, provo a descrivere il mio caso giudiziario. Il 21 luglio u.s., su disposizione di un Giudice sono stato allontanato dalla casa di famiglia dove da 50 anni convivevo con i miei genitori, e, dal maggio 2018, con la sola mia madre, oggi 98enne. Il provvedimento è conseguenza di una querela per maltrattamenti verso mia madre, sporta contro di me in data 24.3.2020, dall’ avvocato cagliaritano che dal 15.10.19 svolge mansione di Amministratore di sostegno per il mio genitore. Un ricorso dai miei legali presentato al “Riesame”, ha avuto esito negativo. I maltrattamenti possono, in buona sostanza, riassumersi in una continuativa interferenza nel lavoro delle badanti, che avrebbe portato ad un peggioramento delle condizioni di salute di mia madre. Durante la prima quindicina del mese di giugno, l’ufficiale di polizia giudiziaria cui sono state delegate, dal PM, le indagini, ha escusso come testimoni a carico, l’Amministratore, due miei congiunti e due badanti. Delle cinque citate persone, una, l’Ads, ha – nel periodo ottobre ‘19 - marzo ’20 – incontrato mia madre 2 volte in occasione di brevi sopralluoghi; i congiunti si sono sempre limitati a visite con cadenza settimanale (due o tre volte) o quindicinale e sempre diurne; delle due badanti sentite, una ha svolto un periodo di prova di 12 gg (9 marzo – 20 marzo 2020) mai operando durante la notte e non accettando, alla fine, l’incarico; mentre l’altra, diretta testimone dei fatti – per lo più notturni – su cui si basa l’accusa, risulta assunta in data 26.12.2019. Di una terza badante, in servizio presso la nostra famiglia dal 2015 e licenziata in data 13.3.20 dall’Ads, non esiste traccia negli atti di indagine. C’è poi la deposizione di una sesta persona, una vicina di casa, che ha riferito di vivaci discussioni tra me e mia madre, in un certo, limitato lasso di tempo, e sempre in periodo notturno, e di frasi ingiuriose da me – a suo dire – rivoltele; il teste in parola durante l’audizione non ha poi confermato il contenuto letterale delle suddette frasi. Sul fatto che qualcuno dei testimoni potesse non essere “disinteressato all’esito delle indagini”, non è stato effettuato – almeno sino ad oggi – alcun approfondimento, nonostante l’esistenza di un Amministratore esterno provasse una pre-esistente conflittualità all’interno della famiglia e potesse anche indurre a ipotizzare una possibile “condizionabilità” delle due assistenti. Allo stesso modo, non si è ritenuto opportuno verificare se la vicina avesse o meno avuto, in passato, contenziosi condominiali con l'indagato. Tra gli elementi indizianti, il Giudice allega anche il mio carattere “umbratile”, una certa tendenza all’ “isolamento” e il fatto di essere “celibe”. Nonostante per 40 anni abbia svolto il mestiere di insegnante di Scuola Media Superiore, attività ad alta esposizione al pubblico giudizio, neppure su questo punto sono stati effettuati approfondimenti. 

Su queste basi io, figlio convivente, da 94 giorni non vedo, non sento e non so più nulla di mia madre, donna ancora capace, nonostante l’indebolimento cognitivo, di riconoscere, parlare, esprimere giudizi, seguire la tv, leggere, ricordare il passato, trarre piccoli piaceri dalla compagnia. La sua età, per di più, mi porta a non escludere un possibile non lieto finale per questa storia. 

Ora, gentile Cronista, lascio per un momento i fatti e sollevo un personalissimo dubbio: le pare “normale” tutto ciò? 
 
                                                                                                           Gigi Monello