mercoledì 20 febbraio 2013

sbrofolòn, spocchiòn, sbuffòn


Non ci si sarà mai dispiaciuti abbastanza dell’impoverimento di lessico nelle nuove generazioni. Perché è attraverso il linguaggio che pensiamo le cose, cerchiamo un ordine, proviamo a dare coerenza al nostro io. Siamo, in fondo, le parole che pensiamo, diciamo, bisbigliamo a noi stessi, ricordiamo, dimentichiamo; e più parole possediamo, e più ricche di sfumature, tanto meglio conosceremo il mondo e le sue mille vischiose trappole. Una parola il cui uso tende sciaguratamente a perdersi, è "sbruffone". Ed è un vero peccato, poiché è bella e schietta voce della nostra bellissima lingua; di una potenza sonora che la eleva a “vocabolo ad alta intensità pedagogica”. Oggi non si fa più caso a quanto lo stesso suono di una parola possa contribuire a modellare un carattere. "Sbruffone" deriva dall’antico "sbruffare" (forse dal lombardo “sbrofà”) che letteralmente significa “spruzzare violentemente liquidi dalla bocca o dalle narici”. Nata dal solido mondo delle agresti faccende e da comuni accidenti di taverna, chissà quando e chissà come un benefattore del genere umano la traghettò al senso figurato, dimodoché la parola prese anche a significare “spruzzare, sbruffare, vantare, millantare senza ritegno qualità, capacità, virtù inesistenti; nonché aspergere rumorosa notizia di risultati ignoti ai più”. Nei cari, sciupati vocabolari cartacei si trova registrato anche “sbruffo” che, con deliziosa variazione, può avere valore di “lesta dazione di denaro a scopo corruttivo”. Incredibili chiaroveggenze della grammatica. Ma a ben frugarci dentro, la parola rivela altre impreviste profondità e segreti passaggi che conducono dove mai vi aspettereste. Nel monumentale Grande Dizionario della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia troverete, ad esempio, che “sbruffo” è strutturalmente parente di “sbuffo” (Batt., XVII, 719), a sua volta discendente da “buffo” (soffio d’aria), da cui proviene il notissimo e ancora attualissimo “buffone”, cioè “persona che, gonfiate le gote e imbottiti petto e pancia, emette, sbuffa, spruzza a ciclo continuo, con clamore e sfrontatezza gioconda, chiacchiere, ciance vane, ridicole, pretenziose, nonché, talora, promesse immantenibili”. Che gran bella rivoluzione sarebbe, riuscire a convincere i giovani che il più sicuro antidoto contro gli imbroglioni è la grammatica.

                                                                                                              gigi monello



 


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