Per dirlo
La parola più giusta? Direi mostruoso. Tra le tante che mi vengono in mente, è la più adatta. Togliere il figlio per far tornare una badante. È ciò che una stretta congiunta è riuscita ad ottenere dopo la Querela sporta contro di me da un’ Amministratrice di sostegno. Il figlio prediletto, da una vita il più vicino alla madre, allontanato allo scopo di rimettere sul trono un’ assistente. Cosa enorme e aberrante; che viola una scala naturale di valori da tutti sentita più forte e ragionevole. L’ultimo tratto di vita di una madre, passato in compagnia non dell’unico figlio convivente, ma di un’estranea; per di più dura e anaffettiva. Incredibile, ma è successo.
Chi sono
Mi chiamo Gigi Monello e sono un ex-insegnante di filosofia. Dopo 40 anni passati nella Scuola Pubblica, faccio ora, a tempo pieno, ciò che in passato facevo nel tempo libero: lo scrittore e l’editore. Nel WEB notizie su di me. Dal 5 di maggio, giorno dell’Udienza Preliminare, sono ufficialmente imputato per “maltrattamenti in famiglia”. Non avendo un bel nulla di cui vergognarmi (anzi), ho deciso di dare massima pubblicità possibile alla mia vicenda. Che suppongo diventerà il più singolare caso di maltrattamenti in famiglia della storia giudiziaria italiana. Quanto alla cosiddetta Amministrazione di sostegno (AdS), è giusto che l’opinione pubblica sia informata su quanto può accadere, in Italia, ad imbattersivi.
Questa storia in breve
Nell’aprile del 2019, visto che mamma da tempo se ne lamentava, licenzio l’assistente scelta dalla mia congiunta. Il fatto la indispettisce a tal punto da indurla ad intraprende una strenua, logorante battaglia per la restaurazione del suo idolo. Troppo frustrante la perdita di ruolo. Le cose arrivano ad un punto tale che chiedo la nomina di un AdS. Questi - un avvocato cagliaritano - sin dalle prime battute si mostra in sintonia con la mia parente e, per vaghi accenni, lascia intendere che non esclude il desiderato reintegro. Maturato il momento, tenta la strada dell’invito ad andarmene pacificamente; poi, vedendo che non sloggio, passa alla Querela, imbastendo un apparato di fatti distorti o semplicemente inventati. Il tutto col pieno appoggio della mia congiunta e di un altro stretto parente. L’Autorità inquirente recepisce e il 21.7.20 mi allontana.
Un ragionevole dubbio
Si usa dire che per punire qualcuno bisogna aver raggiunto quella condizione psicologica riassumibile nell’espressione, “aldilà di ogni ragionevole dubbio”. È successo? Due soli particolari:
1) nelle carte delle indagini è possibile individuare un secondo fine della Querela. Direte, ben nascosto, serpeggiante. Neanche per sogno. I tre accusatori, ti fanno loro stessi la cortesia di dire chiaro e tondo come stanno le cose: per 18 volte (diconsi diciotto) nei verbali ricorre un nome ed un cognome. Di chi? E di chi se non di Lei: la “Prodigiosa”; quella che, qualora venisse fatta tornare, saprebbe di colpo sanare ogni problema: da quello della troppa pipì fatta la notte, a quello della non più sostenibile spesa di una seconda badante solo per la notte. Uno dei tre - il congiunto - batte in chiarezza tutti gli altri: specifica che la “Divina” per rientrare ha posto un’ unica condizione: che non ci sia io.
Ce ne era abbastanza per farsi venire un ragionevole dubbio?
2) Nei “capi di imputazione” con cui il PM ha chiesto e ottenuto il mio rinvio a giudizio, tra le altre cose si legge: “per aver con continuità maltrattato l’anziana madre (…) comportamento consistito nell’impedirle il sonno notturno facendo incursione nella sua stanza munito di torcia col pretesto di controllare se la stessa necessiti un cambio intimo”.
Se aveste la possibilità di leggere Querela e testimonianza dell’ Amministratrice, trovereste descrizioni di questo tipo: 1) “irrompo” nella stanza, torcia in mano, e rimprovero aspramente mia madre perché, lamentandosi per il panno bagnato, non mi lascia dormire; 2) “irrompo”, sempre torcia-munito, e rimprovero aspramente la badante perché non sta provvedendo a cambiare mia madre che si sta lamentando per il panno bagnato. 3) tutto è quiete e silenzio, quando, sempre a mano armata, “irrompo” e dopo aver svegliato la badante, le impongo di controllare mia madre, nel sospetto possa essere bagnata. Che è un bel quadretto, che più che ad una denuncia per maltrattamenti, avrebbe dovuto orientare verso una richiesta di visita psichiatrica urgente e successivo TSO. Ma, in questo caso, dopo qualche settimana sarei potuto tornare guarito. Meglio la Querela.
Ce ne era abbastanza per farsi venire un ragionevole dubbio?
Materia delicata
Antica abitudine alla lettura, mi porta a documentarmi. Pare che non sia così facile inchiodare qualcuno al reato in questione. Sentite questa: Corte di Cassazione, dicembre 2020: i Supremi Giudici esaminano il ricorso di un tale di Palermo condannato in primo grado e in Appello per “maltrattamenti”: cosina da nulla: due tentati stupri della convivente, il secondo dei quali con atto violento (un morso su una coscia refertato al Pronto Soccorso). Maltrattamenti? Stando alla norma, non se ne può tecnicamente parlare, dato che manca il requisito della “abitualità” della condotta. Limite numerico minimo, non se ne stabilisce; si dice solo che due casi non bastano. Sentenza annullata. Processo da rifare. Per la Suprema Corte il palermitano non maltrattava (c’era il reato, ma non l’abitualità). Per gli Inquirenti, maltratto io, a Cagliari; io che, da un anno e mezzo sacrificavo il mio sonno; io che, dopo il primo lamento andato a vuoto, passati alcuni minuti, sentendola lamentarsi ancora, mi permettevo di chiedere civilmente alla badante di cambiarla di nuovo (c’è l’abitualità, ma sfugge il reato). Chissà che direbbero in Cassazione, se si trovassero il mio fascicolo sul tavolo.
Sospirati riti
All’Udienza preliminare era presente anche la Querelante; posso immaginare a quale dettaglio fosse più interessata. Che farà l’Imputato? Rito abbreviato, sconto di pena, condizionale assicurata, tempi rapidi e poche rogne per tutti? O vorrà osare, pretendere il processo? Disgrazia vuole che non abbia né fretta né paura; non ho un bel nulla di cui vergognarmi (anzi). Mi metto con piena fiducia nelle mani del Giudice del Dibattimento, che finalmente ascolterà voci, vedrà facce, vaglierà con la necessaria lentezza circostanze e logiche di questa straordinaria vicenda. Prima udienza il 15 di dicembre. Già, il 15 di dicembre, tra sei mesi.
15 dicembre
Se penso all’età di mamma (99) mi vengono i brividi. Un tempo infinito. Intanto ho potuto vederla una seconda volta. Due ore in 10 mesi. Processo ancora da fare, punizione già scontata. Scontata da me (fosse solo questo); scontata da lei (e questo mi affligge); la parte estrema della sua vita passata senza il figlio che mai l’aveva lasciata, che più tempo aveva passato con lei; e che l’amava veramente. 15 dicembre, prima Udienza; poi le altre; non si può dire quante; una decina di testimoni, forse di più; interrogatori e contro-interrogatori; una cospicua massa di fatti da ricostruire. Maggio 2022? Giugno? Luglio? Chissà. Mamma sarà ancora con noi? Voglio crederci. Poi, ancora, i prevedibili strascichi penali e civili. Anni di Tribunale.
E tutto questo perché alla stretta congiunta, non le si poteva licenziare la Badante.
Per meglio documentarsi sul mio caso:
Post a partire da settembre 2020
Contatti
gigimonello@tiscali.it
AGGIORNAMENTO DE "IS FRASTIMUS" (Tipiche maledizioni sarde).
RispondiEliminaE' tempo di aggiornare 'su frastimu' più popolare sardo: "Ancù ti tirit (o ti currat) sa Giustitzia" (che ti tiri o ti rincorra la Giustizia), abbreviato anche in " 'Stitzia ti tirit ", ormai obsoleti, con :
" Ancù t' arribidi un' avvisu de garantzia" (che ti arrivi un avviso di garanzia). A parte gli scherzi, il problema,secondo me è la lentezza e il malfunzionamento della Giustizia, oltre la totale irresponsabilità dei magistrati, anche in caso di errori colposi o dolosi. Per questo credo che, più che prendersela com gli amministratori di sostegno, che legano l' asino dove dice il padrone (cioè chi gli ha dato l'incarico),sarebbe utile firmare i referendum
proposti dai radicali (anche se a qualcuno può non piacere che ci sia
anche la Lega.
carissimo antropologo, tennisi arrexioni, a su mercau appu giai firmau... Sì, ora che toccai con mano, posso dire che si respira arietta di intoccabilità, in quel palazzo; certo ci sono sicuramente tanti galantuomini, ma anche i poveri di spirito e i ragionieri del diritto, non mancano; lo vidi e sperimentai; quanto all'ADS, invecchieremo insieme.
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