Madri, figli, badanti
Quella che vedete con me è mia madre, Tina Meli, anni 98, nel salone della casa di famiglia, in uno dei tanti momenti passati insieme a guardare la Tv, parlare, commentare, rievocare. La stessa casa di famiglia dove per 50 anni, salvo brevi viaggi estivi, non l’avevo mai lasciata sola.
Questo sino al pomeriggio del 21 Luglio u.s., quando, ad opera di due soavi parenti associati ad Amministratore di sostegno, il nostro rapporto è stato bruscamente interrotto. L’Amministratore mi ha denunciato; i parenti hanno sottoscritto; a sentire il terzetto (coadiuvato da personaggi di contorno, due badanti e una vicina di casa) avrei maltrattato fisicamente e moralmente mia madre. Accusa gravissima, infamante (inabilitante, persino).
Sebbene il quadro dei fatti riferiti appaia dubbio già alla Polizia Giudiziaria, che ne segnala la scarsa consistenza, mi si applica la misura pesantissima dell’allontanamento con divieto di avvicinamento: né più e né meno di quanto si fa con quei pregiudicati che pestano le mogli. Risultato: da 100 giorni non vedo, non sento e non so più nulla di mia madre, persona alla quale mi legava un affetto fortissimo (ricambiato).
Uno dei maltrattamenti “fisici” sarebbe consistito nello svegliarla di notte per controllarne l’igiene, disturbandone il sonno. Peccato che, quando questo avveniva, il soggetto disturbato già da buoni 10’ stesse chiedendo il cambio del panno bagnato o anche sporco. Siamo lo straordinario paese dove la premura nell’accudire può trasformarsi in maltrattare.
Altra malefatta: avrei costretto le badanti a far “deambulare” l’assistita – cosa che non può più fare – per condurla in bagno. Si dà il trascurabile caso che dal giugno del 2019, dopo un episodio ischemico, mia madre sia stata condotta in bagno sempre e soltanto con l’impiego della carrozzella e che l'accusa sia solo e semplicemente una menzogna.
Ancora: si parla di gravi ingiurie rivolte talora a mia madre, cosa “provata” da voci filtrate attraverso i pavimenti; ma nessuno si chiede se, per caso, quelle parole non fossero state da me indirizzate, nel corso di un dialogo con terzi, a persona in quel momento non presente nell’abitazione. E dire che il conflitto tra me e una congiunta emerge netto dalle pagine dei verbali.
Ma, a quanto pare, non sorgono dubbi, tutto quadra: cinque persone hanno detto “cose convergenti”; ergo risultato automatico: pena inflitta in anticipo.
Non la vedo da 100 giorni: che avrà pensato? Che avrà domandato? Che le sarà stato raccontato? Cosa potrà aver immaginato? Partito? Divenuto indifferente? Morto? Tutto è possibile.
Intanto si è realizzato il vero scopo di tutta l’operazione (segreto di Pulcinella): reintrodurre l'assistente da me cacciata per la sua durezza, e riaffidarle mamma; come era nei covatissimi desideri della congiunta, responsabile vera e unica di tutta questa storiaccia; talmente accecata dalla sua mitomania da ritenere più giusto togliere il figlio piuttosto che rinunciare alla idolatrata badante.
Se esistono al mondo azioni squallide, qui potete trovare l'ottimo fra gli esempi.
Aggiornamento:
Questo sino al pomeriggio del 21 Luglio u.s., quando, ad opera di due soavi parenti associati ad Amministratore di sostegno, il nostro rapporto è stato bruscamente interrotto. L’Amministratore mi ha denunciato; i parenti hanno sottoscritto; a sentire il terzetto (coadiuvato da personaggi di contorno, due badanti e una vicina di casa) avrei maltrattato fisicamente e moralmente mia madre. Accusa gravissima, infamante (inabilitante, persino).
Sebbene il quadro dei fatti riferiti appaia dubbio già alla Polizia Giudiziaria, che ne segnala la scarsa consistenza, mi si applica la misura pesantissima dell’allontanamento con divieto di avvicinamento: né più e né meno di quanto si fa con quei pregiudicati che pestano le mogli. Risultato: da 100 giorni non vedo, non sento e non so più nulla di mia madre, persona alla quale mi legava un affetto fortissimo (ricambiato).
Uno dei maltrattamenti “fisici” sarebbe consistito nello svegliarla di notte per controllarne l’igiene, disturbandone il sonno. Peccato che, quando questo avveniva, il soggetto disturbato già da buoni 10’ stesse chiedendo il cambio del panno bagnato o anche sporco. Siamo lo straordinario paese dove la premura nell’accudire può trasformarsi in maltrattare.
Altra malefatta: avrei costretto le badanti a far “deambulare” l’assistita – cosa che non può più fare – per condurla in bagno. Si dà il trascurabile caso che dal giugno del 2019, dopo un episodio ischemico, mia madre sia stata condotta in bagno sempre e soltanto con l’impiego della carrozzella e che l'accusa sia solo e semplicemente una menzogna.
Ancora: si parla di gravi ingiurie rivolte talora a mia madre, cosa “provata” da voci filtrate attraverso i pavimenti; ma nessuno si chiede se, per caso, quelle parole non fossero state da me indirizzate, nel corso di un dialogo con terzi, a persona in quel momento non presente nell’abitazione. E dire che il conflitto tra me e una congiunta emerge netto dalle pagine dei verbali.
Ma, a quanto pare, non sorgono dubbi, tutto quadra: cinque persone hanno detto “cose convergenti”; ergo risultato automatico: pena inflitta in anticipo.
Non la vedo da 100 giorni: che avrà pensato? Che avrà domandato? Che le sarà stato raccontato? Cosa potrà aver immaginato? Partito? Divenuto indifferente? Morto? Tutto è possibile.
Intanto si è realizzato il vero scopo di tutta l’operazione (segreto di Pulcinella): reintrodurre l'assistente da me cacciata per la sua durezza, e riaffidarle mamma; come era nei covatissimi desideri della congiunta, responsabile vera e unica di tutta questa storiaccia; talmente accecata dalla sua mitomania da ritenere più giusto togliere il figlio piuttosto che rinunciare alla idolatrata badante.
Se esistono al mondo azioni squallide, qui potete trovare l'ottimo fra gli esempi.
Gigi Monello
Aggiornamento:
Il 28.10 u.s. sono finalmente stati ascoltati i testi a discarico. Sono ora in attesa delle conclusioni del PM, che dovrà decidere se archiviare o rinviarmi a giudizio.
Caro Gigi, la nota espressione " parenti-serpenti, nella squallida vicenda in cui ti sei trovato coinvolto, è quantomai vera. Le menzogne che sono state dette nei tuoi confronti, sono una chiara dimostrazione che la cattiveria umana non ha limiti; l' invidia, la gelosia, lo spirito di sopraffazione si possono insinuare nella mente dell'uomo come un tarlo, che scava sempre più in profondità, fino a corrodere interiormente l' individuo, portandolo ad esprimere accuse infamanti, che non hanno fondamento, o a compiere azioni gravissime nei confronti di terzi.
RispondiEliminaIo sono stato tuo collega al liceo Alberti di Cagliari, e ricordo molto bene che, ogniqualvolta ti ho consigliato di " staccare la spina " almeno per un po', con il lavoro e con la famiglia, per pensare un po' anche a te, concedendoti qualche viaggio o qualche altra distrazione, la tua risposta è sempre stata la stessa: " Ma c'è mamma ... ".
Hai dedicato la tua esistenza a tua madre; per lei hai fatto tante rinunce, anche nella tua vita privata, che hai accettato sempre di buon grado, perché dettate dal profondo legame affettivo che c'è sempre stato tra te e lei.
Ma di cosa devi rimproverarti?
Risposta: assolutamente di niente.
Continua pertanto a camminare a testa alta, fiero di ciò che hai realizzato finora con tua madre.
Se lei ha raggiunto la veneranda età di 98 anni, lo deve molto a te, alle amorevoli cure che le hai sempre prestato. Non dimenticarlo mai.
Mauro Gondoli
grazie Mauro, hai trovato le parole, il tono, i ricordi giusti.
RispondiEliminaCaro prof. Monello, talvolta può accadere che non lasciandosi scalfire nel profondo dagli eventi nefasti, tutto torni nel giusto Luogo. Non demorda, nell'intimo. Era chiaro a tutti, nonostante la sua inconfondibile riservatezza, la purezza e l'importanza di questo legame. Che tutto torni nel giusto Luogo. La sua alunna Chiara Tirino
RispondiEliminacara Chiara, incredibile, leggo solo ora, e non so dirti quanto mi ha fatto piacere. Un abbraccio grande grande grande.
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